La biblioteca in giardino

🪴 «Si hortum in bibliotheca habes, deerit nihil» (Cicerone , Epistolæ ad familiares, lib. IX, ep. 4, a Varrone).

📖 “Se hai un giardino vicino alla biblioteca, nient’altro ti occorrerà”

In una sera di primavera come quella, non era giusto avere sessant’anni; era anzi particolarmente duro, con Rosa a meno di dieci passi di distanza, che scrollava le spalle in una camicetta ricamata dall’ampia scollatura. (dal racconto “La donna” di Doris Lessing)

7 settembre 1964. Ten nine eight seven six five four three two one ZERO

Nella campagna presidenziale americana del 1964, Lyndon B. Johnson mandò in onda il famoso Daisy advertisement, una delle più riuscite comunicazioni di propaganda negli annali della televisione. L’annuncio inizia con una bambina che stacca i petali da una margherita mentre conta, ma quando raggiunge il dieci, una voce maschile metallica prende il sopravvento contando da dieci a zero: il conto alla rovescia per il lancio di un missile. Raggiunto lo zero, il flash luminoso di un’esplosione nucleare riempie lo schermo, e il candidato Johnson si rivolge al pubblico americano dicendo: “Questa è la posta in gioco. Creare un mondo in cui possono vivere tutti i figli di Dio, o il buio. Dobbiamo amarci l’un l’altro o morire.” Tendiamo ad associare lo slogan “Fate l’amore, non fate la guerra” alla controcultura della fine degli anni sessanta, ma in realtà già nel 1964 era opinione accettata persino tra politici incalliti come Johnson. (Yuval Noah Harari – 21 Lezioni Per Il XXI Secolo – Bompiani)

Frühling ist wiedergekommen. Die Erdeist wie ein Kind, das Gedichte weiß

Un’ape si diletta sul ciclamino
Le gemme del ginkgo
Le gemme della zelkova (olmo giapponese)

Frühling ist wiedergekommen. Die Erde
ist wie ein Kind, das Gedichte weiß;
viel, o viele … Für die Beschwerde
langen Lernens bekommt sie den Preis.

Streng war ihr Lehrer. Wir mochten das Weiße
an dem Barte des alten Manns.
Nun, wie das Grüne, das Blaue heiße,
dürfen wir fragen: sie kanns, sie kanns!

Erde, die frei hat, du glückliche, spiele!
nun mit den Kindern. Wir wollen dich fangen,
fröhliche Erde. Dem Frohsten gelingts.

O, was der Lehrer sie lehrte, das Viele,
und was gedruckt steht in Wurzeln und langen
schwierigen Stämmen: sie singts, sie singts!

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Primavera è ritornata e la terra
è come un bimbo, che sa le poesie;
tante, o tante… Riceve il premio
per lo sforzo del lungo apprendimento.

Severo fu il suo maestro. Ci piacque
il bianco nella barba del vegliardo.
Ecco che del verde e del blu il nome
possiamo domandarlo: lei sa, lei sa!

Terra, tu libera ora, tu felice, gioca
adesso coi bambini. Vogliamo prenderti
gaia terra. E il più gioioso lo potrà.

Ciò che il maestro le insegnò, il Molto,
quel che nelle radici preme e nei lunghi
e complicati tronchi: lo canta, essa lo canta!

I sonetti a Orfeo di Rainer Maria Rilke

“Ero ancora bambino e mi dicevano, quando sarai grande l’amore capirai”

Un paio di sera fa ho riascoltato l’album che forse mi ha più influenzato da bambino. Tra i 10 e i 14 anni (non ricordo di preciso il periodo) l’ho ascoltato talmente tante volte da consumare i solchi del vinile. E mi spiace molto di non possederlo più, perso in chissà quale trasloco della mia vita. E’ il primo album dei Nomadi del 1967.

Schegge dei bellissimi brani. Come fossero haiku.

  • “Ritorno al solito motel, la cameriera è sempre là, ed è gentile come sempre, con me”
  • “Per quando voci di vuoto saranno solo echi, lungo le estati urlate sulle chitarre ritmiche”
  • “E cade la pioggia e cambia ogni cosa, la morte e la vita non cambiano mai”
  • “Ridete pure se vi par, ma non dovreste giudicar”
  • “Spegni quella radio ormai non c’è più lei, non voglio più sapere cosa accade attorno a me.”
  • “Noi, con quattro lire noi, ricchi più che mai e che ci importerà del mondo che non sa guardare in faccia mai la realtà”
  • “Noi che lasciamo tutto, noi per volare in alto”
  • “Di notte mentre tutti dormono ho fatto un sogno molto strano, ho visto strade piene d’ombre che si tenevano per mano
  • “Il disgelo sarà come una voce che parlerà di cose ormai scordate e le dirà spargendosi nell’aria come un’onda”